venerdì 11 novembre 2011

PUCCIANIGHT




Nome: Puccia

Ideatori: Pizzeria Pummarola (Pizza al taglio)

Luogo: Matera, via Lucana

Prezzo: €4,00






La puccia preparata da Pummarola è certamente la migliore fra le pietanza offerte da questa ottima pizzeria (mattonelle,pizza al taglio,rustici,panzerotti..). Imbattibile in originalità con il suo gusto fresco e sostanzioso, conferitole dal perfetto accostamento di ingredienti semplici e delicati quali il pomodoro, il formaggio in fette sottili, il prosciutto crudo, la foglia d'insalata, a ingredienti dal gusto più deciso, rucola e maionese, aggiunti in minore quantità e, quindi, non eccessivamente aggressivi. Questi favolosi sapori si incontrano con il guscio di sottile e croccante pane che li unisce in bocca generando un gusto nuovo,inatteso dal palato, sul quale è bene soffermarsi. Il palato si lascia stuzzicare dai leggeri accenni di piacevolezza che emergono dalla mescolanza e li insegue appassionandosi ai caratteri più particolari e graditi, è un piccolo gioco che rende ancora più saporita questa degustazione. La puccia può sostituire un intero pasto, è nutriente come merenda di metà mattina, è piacevolissima da gustare in compagnia la sera.
Quale sarà il segreto della sua unica vivacità? È sufficiente un assaggio per scoprirlo, intraprendendo un singolare viaggio nel piacere.

Di Pauline J. Panetta

martedì 25 ottobre 2011

RECENSIONE " IL VOLO DI ICARO"


Autore: Henri Matisse

Titolo: "Il Volo di Icaro" alias "Icarus"

Anno di pubblicazione: 1947 (Comparso nel 1944 nel libro "Jazz")

Luogo di conservazione: Libro "Jazz" e opera completa nel Museè Matisse de Nice

Dimensioni: 42X62

Tecnica: Paiper Découpé (collage)





Dedalo,padre di Icaro, costruì per ordine di Minosse, re di Creta, il labirinto per il Minotauro. Dopo che l'opera fu conclusa, Minosse recluse Dedalo con il figlio Icaro nel labirinto stesso, poiché temeva che i segreti di esso fossero svelati. Così Dedalo fabbricò delle ali con delle penne e le attaccò sulle loro spalle con della cera. Egli avvertì il figlio di non volare troppo in alto, altrimenti le ali si sarebbero sciolte. Icaro, però, preso dall'esaltazione, si avvicinò al sole, la cera si fuse, Icaro cadde in mare e morì.
Matisse depone una sagoma nera su un immenso cielo blu scuro:è Icaro. La sagoma ha delle braccia a forma di ali posizionate obliquamente, come se stesse virando spensierato, senza dar conto a niente e a nessuno: ICARO VOLA. Ma le gambe grosse e pesanti lo tirano giù, preannunciano ciò che succederà. Nel freddo blu freddo blu, appare un caldo giallo, che sotto forma di stelle, contorna la sagoma. Queste sono fatte in maniera tale da dare una sensazione di movimento alla sagoma, perché la loro forma è zigzagata e anche perché alcune sembrano lanciate dall'alto, per le forme più rette, e altre sembrano roteare tranquillamente, poiché le punte vanno in uno stesso verso. Il bacino è stretto e andando più sopra, il torace robusto. Posizionato nella parte sinistra di esso, vi è un altro colore caldo: il rosso. Questo rappresenta il cuore, e non essendo disegnato con forme eccentriche o stravaganti, dà senso di tranquillità e di emozione. Il quadro rappresenta certamente una scena mitologica, ma dopo un'osservazione accurata, si traggono alcune considerazioni come l'ingenuità di Icaro, che felicemente sale su, senza ricordare ciò che Dedalo gli aveva detto.

domenica 23 ottobre 2011

RECENSIONE "LE TRE ETÀ DELLA DONNA"




Autore: Gustav Klimt

Titolo: Le tre età della donna

Anno di pubblicazione: 1905

Luogo di conservazione: Galleria nazionale dell'arte moderna, Roma

Dimensioni: 180X180

Tecnica: Olio su tela + ' oro, linea, colore '


Nell'opera figurano tre figure femminili: una neonata, una matura e una anziana. Le prime due sono abbracciate, la neonata è in braccio alla donna matura, forse è la madre, poiché dà la sensazione di protezione, sicurezza. L'amore e la felicità che spiccano da queste due figure sono enormi,si percepisce dagli sguardi così veritieri che danno senso di quiete, inoltre per enfatizzare questo amore e questa felicità, l'artista oltre ad appoggiarle su uno sfondo onirico, inserisce delle margherite, fiore della felicità, sui capelli della donna matura. L'autore ci comunica che esse sono inseparabili, perciò le loro gambe sono cinte da un velo azzurro che impedisce il movimento per far sì che questo momento duri per sempre, così Klimt non ha dipinto i piedi della donna matura. Al contrario, l'autore ha dipinto i piedi alla donna anziana, forse per comunicarci che lei una fine ce l'ha. Un corpo avvizzito, senza bellezza. Il piede destro è in una parte nera, per dire: " E' a un passo dalla fossa", l'altro in un campo fiorito. Ella è stanca del mondo, lo comunicano quelle venature visibili su gran parte del corpo. Ha una mano sul viso come se volesse nascondere il pianto, è una figura messa di profilo per dire che l'anziana ha guardato le la neonata e la matura e rimembra la sue due gioventù rimpiangendole. La parte superiore è dipinta di nero, questo nero stringe la figura, è un nero che non dà speranza, ti ferma. Il resto della figura è contornata da una fantasia che assomiglia ad una cascata dorata che dà la sensazione di vitalità, felicità.
Il quadro è abbastanza angoscioso , poiché comunque 'narra' la vita dall'inizio alla fine, la figura specifica che incute angoscia è la donna anziana, dal momento che vede il suo passato e sa di non poter tornare. Invece le altre due candide figure incuto felicità, amore e perché no, anche tenerezza.

RECENSIONE "LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA"


Autore: Salvador Dalì

Titolo: La persistenza della memoria, alias " Gli orologi molli"

Anno di pubblicazione: 1931

Luogo di conservazione: Museum of Modern Art, New York

Dimensioni: 24X33 cm

Tecnica: Olio su tela

Nell'opera figurano quattro orologi: essi, tranne uno, danno l'impressione di essere molli, l'altro orologio sembra essere fatto di ambra. L'orologio che prima viene all'occhio è steso sull'unico ramo semi-secco di un piccolissimo arbusto, fuori dalla base dove v'è il tronco. Esso incute pesantezza, tira verso il basso, angoscia. Il secondo è "afflosciato" su un corpo indefinito che dorme, il quale è in parte poggiato su uno scoglio e in parte su un terreno cupo. Su questo corpo si nota un occhio chiuso con ciglia lunghissime, per denotare l'infinito e un naso, il corpo è privo di arti e si conclude con una fascia che va mescolandosi con il cupo terreno. Il terzo orologio " sta scivolando" da una base, la stessa sulla quale c'è l'arbusto prima citato. Anch'esso scivola verso il basso, tanto da tirare giù anche chi lo sta osservando. Un'altra particolarità di questo orologio è la mosca che sta sulla parte superiore di esso, o meglio che tenta di "atterrare" su di esso, in questo caso, questo gesto sembra impossibile. Rispetto agli altri due orologi, questo è più colorato, mentre il primo ha il bordo argentato è il quadrante celeste spento e quello appoggiato sul corpo ha il bordo sempre d'argento e il quadrante celeste spento illuminato, questo terzo ha il bordo dorato e lo sfondo celeste acceso, per denotare la pesantezza. Il quarto ed ultimo orologio è posizionato sulla base dell precedente orologio e dell'arbusto. E' come se fosse di ambra, viene rosicchiato da alcune formiche che rimangono intrappolate, senza via d'uscita, all'interno di esso, ad indicare proprio " la fine che non è finita" ma che una fine ce l'avrà. Sullo sfondo c'è una specie di mare quieto con degli scogli sulla destra e sulla riva della parte sinistra c'è una piattaforma accompagnati da un cielo di tramonto che rispecchia gli scogli sul mare e che limita la luce, non oltrepassa un pezzetto di riva. E' uno spazio indefinito che dà quel tocco angoscioso per completare l'opera. E' un quadro che fa pensare molto, al tempo, ad esempio, che non ti dà mai tempo.

martedì 6 luglio 2010

ORA CHE HO FINITO LA SCUOLA MEDIA HO NUOVI ORIZZONTI!
NON VOGLIO FARE Più IL VETERINARIO,
MA IL GIORNALISTA.
:D

domenica 9 settembre 2007

sabato 8 settembre 2007


Io adoro gli animali e anche la medicina, per questo io farò il veterinario. Mi voglio laureare ad oxford in Inghilterra, però non mi pensate un secchione. okkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkk !